fbpx
Site Loader
L'IDIOMA DEL SALE di Emanuele Martinuzzi: poesia vera e pura | Recensione dello scrittore e poeta Francesco Nigri

L’IDIOMA DEL SALE di Emanuele Martinuzzi: poesia vera e pura

L'IDIOMA DEL SALE di Emanuele Martinuzzi: poesia vera e pura | Recensione dello scrittore e poeta Francesco Nigri

L’IDIOMA DEL SALE

Emanuele Martinuzzi

Editore Nulla Die – Collana I Canti

2022 Italia

Codice EAN 9788869154591


Vi sono, semplificando, tre tipi di sale: uno salato, uno amaro ed uno neutro. Propendo per il salato, soprattutto se si parla di poesia di Emanuele Martinuzzi.
Una poesia che sapida l’interiorità nel bel mezzo dell’approccio al sé, quando non sai ancora se il percorso può gustarsi o meno.
Perché di “poesia che sapida” si tratta. Anche solo dal primo accostamento visivo al libro e al suo primo sfogliarlo.
Tante brevi poesie, senza titolo. E salta all’occhio il particolare importante. E subito viene da chiedersi: perché così brevi? e perché senza titolo?
I detrattori della poesia vera (quella con la P maiuscola) e forse anche gli invidiosi (e in arte vi sono tanti pseudoartisti invidiosi) potrebbero dire “beh, Martinuzzi si è sforzato!” oppure “è solo un gioco per pubblicare qualcosa”. Invece no, non è affatto così.
Bene, qui non si parla del sale. Niente affatto. Si cristallizza in modo coraggioso, delineato, efficace ciò che viene evocato nell’unico titolo, quello del libro: l’idioma del sale.
E se il sale è cristallino, di piccoli cristallini senza un tratto distintivo se non il bianco e il sapido, perché quindi utilizzare titoli e lunghezze?
È una mano piena di sale questo libro, che parla così, col suo sapidare puro e deciso. Lo sfogliarlo mostra e sapida, entra come i granelli del sale e così ci parla, di questo linguaggio che idioma il gusto del buono.
Già, questo è ciò di cui parla questo libro: il suo “come”. Ciò che si gusta, poi, è intriso di gustare. Con tutta l’universalità della poesia che porta ad immedesimarsi in versi non propri, in parole che si scoprono concatenate per il sé. Con le molteplici papille dei tanti e diversi degustatori. Degustatori non del sale. Sarebbe orribile. Di ciò che questo sale sala. Anima al gustarsi.
Ed è un pranzo. O una cena. Tutto si legge e si gusta lentamente ma completamente. Tutto ha un filo e interessenze. Come quando si dice, gustando un buon nutrimento che nutre anche lo spirito, “è una Poesia”.
Tutto inizia dal “sale greco” di Montale, citato in apertura del libro con versi tratti da “Noi non sappiamo quale sortiremo” di “Ossi di Seppia”. Il sale greco è un sale puro, senza trattamenti, proveniente da territori particolarmente integri da un punto di vista ambientale. E il più pregiato sale greco si raccoglie, appunto, a mano.
Un sale che, sapido, “orma a precipizio” nel cuore (citando Martinuzzi), “in alfabeti e rossori”, “il tempo levigato dal fluire della poesia”.
Questo percorso come “ogni notte incide un varco dentro noi, passaggio per le stelle, casa di ciò che non è”. O sembra non essere. Perchè nonostante la tentazione di farsi “cimitero per dare un leto di assenza” allacalda terra, “nella placenta del ricordo” il Poeta vuole “rinascere germoglio di attese sopra i semi sperduti nel terreno”.
Ed è qui lo snodo del sale che parla e sì fa idioma del sé, qui dove c’è “il momento nel baratro del pensiero che deve scegliere se farsi eco o poesia”, sino farsi “assillo della rinascita”. Ed è “il cristallo della resa”, “trafitto da un pulpito che vibra al crepuscolo”.
Le mitologie svaniscono, si lavano le piaghe, “a piedi nudi il respiro ”intraprende il cammino dell’essenza”, alla ricerca di “un tu”.
E si potrebbe continuare a scandagliare ancora questo sale puro che si idioma, ancora in lotta tra idrolisi e saline. Ma è la lotta intima del poeta della poesia pura. Non il suo perdersi.
E il Poeta traccia la maturazione d’idioma, tra gorghi, crisi, pelle sterrata, illusioni. E la sua “rivoluzione d’acquitrino”, grattata “via dai secoli la cultura della foschia di ovattare le parole e le cose”.
Confermo: poesia vera, quella con la P maiuscola.

Francesco Nigri



Emanuele Martinuzzi

Emanuele Martinuzzi, classe 1981, Pratese. Si laurea a Firenze in Filosofia. Precedenti pubblicazioni poetiche: L’oltre quotidiano – liriche d’amore (Carmignani, 2015), Di grazia cronica – elegie sul tempo (Carmignani, 2016), Spiragli (Ensemble, 2018), Storie incompiute (Porto Seguro, 2019), Notturna gloria (Robin edizioni, 2021). Ha ottenuto numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali. Ha partecipato al progetto “Parole di pietra” che vede scolpita su pietra serena una sua poesia affissa in mostra permanente nel territorio della Sambuca Pistoiese assieme a quelle di numerosi artisti.



Post Author: Kosmikos.info